Guida interattiva alle piante legnose del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Guida interattiva alle piante legnose  del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Prezzo: GRATIS
Categoria: Istruzione
Nessuna valutazione
Data pubblicazione: 24 febbraio 2012
Società: Divulgando Srl
Dimensioni: 57.58 MB
Versione: 1.0
Tipo App: iPhone / iPod Touch

Descrizione

Pier Luigi Nimis, Fabio Conti, Fabrizio Bartolucci
Daniela Tinti, Nicola Ranalli, Aurelio Manzi
Foto di Andrea Moro et al.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, alla luce dei censimenti effettuati dal Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino, è l’Area Protetta europea con il maggior numero di piante sul proprio territorio: 2364 tra specie e sottospecie. Questo numero, seppure di poco, è destinato a crescere, poichè le esplorazioni floristiche in aree del Parco non esplorate ed il costante avanzamento delle conoscenze sulla classificazione del mondo vegetale, riservano sempre nuove sorprese.
Delle specie censite, 210 sono piante legnose, arboree o arbustive. Queste piante sono chiamate ‘fanerofite’ ed hanno gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo maggiore di 30 cm. Le fanerofite sono suddivise in: Nano-fanerofite (NP) - piante legnose con gemme svernanti poste tra i 30 cm e i 2 metri dal suolo (i.e. Ephedra major, Berberis vulgaris, Ribes multiflorum); Fanerofite arboree (P scap) - piante legnose con portamento arboreo e gemme poste ad altezze dal suolo superiori ai due metri (i.e. Abies alba, Sorbus aucuparia, Quercus pubescens); Fanerofite cespugliose (P caesp) - piante legnose con portamento arbustivo la cui altezza non supera in genere i 5 metri (i.e. Salix caprea, Juniperus deltoides, Erica arborea); Fanerofite lianose (P lian) - piante legnose con portamento rampicante (i.e. Clematis vitalba, Hedera helix, Humulus lupulus); Fanerofite epifite (P ep) - piante legnose che si accrescoscono sopra altre piante usate come supporto. (i.e. Viscum album, Loranthus europaeus); Fanerofite reptanti (P rept) - piante legnose con portamento strisciante (i.e., Juniperus sabina).
Le piante legnose sono quelle che più attraggono la nostra attenzione, per la loro mole e anche perché, più delle altre, concorrono alla fisionomia di una formazione vegetale o addirittura di un paesaggio. E’ a queste piante che sono legate le economie montane e rurali del Parco, è a queste che sono legate anche usanze, rituali, tradizioni. Ed è ancora a loro che chi si avvicina per la prima volta alla conoscenza del mondo vegetale spesso rivolge la propria attenzione, cercando per prima cosa di identificarle, cioè di attribuire loro il nome corretto.
E’ per questo che l’Ente Parco, nell’intento di avvicinare il maggior numero di utenti possibile alla conoscenza del territorio e della sua biodiversità, ha pensato di mettere a disposizione dei tanti appassionati, ma anche degli studenti, degli escursionisti, dei turisti o di chiunque voglia cimentarsi in questa affascinante disciplina, uno strumento rigorosamente scientifico, ma anche facile ed intuitivo da usare, che permette di identificare, attraverso l’osservazione di caratteri facilmente osservabili, tutte le specie legnose che vivono nel Parco.
Utilizzando questa guida, creata in collaborazione con il Progetto Dryades dell'Università di Trieste, chiunque potrà divertirsi raccogliendo una specie sconosciuta e seguire il percorso proposto dalla chiave rispondendo alle domande.
L’Ente Parco ha anche predisposto 2 percorsi didattici in cui si può ‘giocare al botanico’ identificando schede realizzate con veri campioni d’erbario, uno per ciascuna specie legnosa presente nel Parco. Presso il Centro Visite del Parco situato ad Accumoli (RI) e presso il Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino a Barisciano si può quindi consultare la chiave interattiva anche con l’aiuto di moderni stereoscopi che permetteranno l’osservazione dei caratteri microscopici. Si potrà ‘giocare’ sia con campioni raccolti dal visitatore (purché di specie legnose del Parco), sia utilizzando le schede didattiche.
Non è da escludere che chi si cimenti nel riconoscimento di reperti raccolti autonomamente, possa contribuire al miglioramento delle conoscenze della flora del Parco trovando specie finora non censite o comunque poco conosciute.

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